Quanto si risparmia con il fotovoltaico?

Una guida semplice per non farsi fregare

Oggigiorno a proporre la vendita di un impianto fotovoltaico ci sono molti “venditori” che più o meno hanno la formazione di un «Devi vendere “quello”, costa “questo” al kilo (ah no, kilowatt, di picco)» puntando tutto sulla loro abilità di vendita e persuasione che su una vera e propria formazione alle spalle che quantifica la convenienza o il risparmio proposto.

Premessa
«Oggi un impianto fotovoltaico conviene più degli anni in cui era presente l’incentivo». Mai affermazione è più vera ed onesta, ma c’è un ma: chi ti fa l’impianto sia onesto e professionale, proprio come allora, solo che adesso le cifre in ballo sono più piccole e c’è maggiore informazione. Infine la tecnologia nel frattempo ha fatto passi avanti enormi e non è strano se vi dicano che un impianto di media qualità duri 20 anni, uno di ottima qualità anche 30.

Ma quindi conviene?
Alla fine dei conti verrà fuori il famoso “in quanti anni ritorna l’investimento”, poi sta ad ognuno decidere se 4 anni, piuttosto che 7 o 8 oppure 10 sia congruo per le tue aspettative. DI fatto c’è che se la qualità dei materiali e l’assemblaggio sono buoni, è il modo più sicuro per investire i tuoi soldi.

Da cosa è dato il ritorno economico dei soldi spesi?
Il ritorno economico è dato da 3 fattori: autoconsumo, scambio sul posto e detrazione fiscale.
Per autoconsumo si intende la quota di energia prodotta dall’impianto e consumata in loco dall’abitazione nel momento in cui si produce, quindi non acquistata dalla rete.
Lo scambio sul posto è dato dall’energia venduta alla rete e dal costo che si sarebbe sostenuto per portarla a casa vostra nel caso in cui l’acquistereste. Per fare un esempio: se un kWh lo avessi venduto a 3-4 centesimi, insieme al costo per portarlo a casa mia, arriverebbe sicuramente a 11 centesimi di euro (vengono remunerati i costi del trasporto dell’energia elettrica). Questo è quanto viene pagato come scambio sul posto, cioè l’energia prodotta dal fotovoltaico, non consumata in casa ed immessa in rete. Ovviamente questo presuppone che da quel contatore in cui si immette energia, si abbia prelievo equivalente all’immissione, altrimenti la vendita pura resta a 3-4 centesimi.
Per questo, senza incentivo, non si fanno più impianti sui terreni agricoli a terra: proprio perché non essendoci prelievo per consumi rilevanti, viene pagato lo scambio sul posto a 3-4 centesimi di euro.
Per detrazione fiscale, si intende la restituzione del 50 % del costo dell’impianto suddiviso in 10 anni. Questo viene restituito nella busta paga o nel cedolino della pensione solitamente nel mese di luglio. Ad esempio se l’impianto costa 6000 euro, + iva, vi ritornano indietro 10 annualità da 300 euro l’una.
Va da se che se non fate dichiarazione dei redditi perché disoccupati, non vi viene restituito nulla.

Conviene a tutti?
Parlare di convenienza è un fattore soggettivo. Dipende da cosa ci si aspetta. Maggiore è la convenienza se maggiori sono le incidenze dei tre fattori del punto precedente (autoconumo, scambio sul posto, detrazione fiscale). Posto che la quota di detrazione sia una quota fissa, dipendente solo dal costo dell’impianto, i fattori importanti sono gli altri due: autoconsumo e scambio sul posto. Meglio l’autoconsumo perché pagato di più.

Come verifico quanto è il mio autoconsumo?
L’autoconsumo sarà equivalente alla fascia F1 in bolletta (o A1 in contatore) indicativamente maggiorato della quota di kwh che si intendono spostare sull’elettrico in contemporanea con la produzione di giorno. Ad esempio, vuoi comprare le piastre ad induzione per cucinare in elettrico? Considera la tua attuale F1 annuale e sommaci il consumo di ciò che prevendi di aggiungere da qui a 10 anni.
E proprio sotto questo aspetto valuta attentamente: vale la pena di continuare ad utilizzare ancora il gas? Ma valuta gli step passo dopo passo. Magari anche uno alla volta, ma senza che un passo precluda il successivo, come ad esempio installare un inverter predisposto già per metterci l'accumulo della produzione nelle batterie.
Quindi un consiglio: PENSA!

Ma veniamo ai numeri: quanto produce?
Da nord a sud ed in base all’allineamento con il sud ed all’inclinazione, la produzione varia. A nord si hanno in media 1100 kWh/anno per kiloWatt installato, al centro 1250 kWh/anno, mentre al sud si va sui 1350 kWh con punte di 1500 kWh/anno in Sicilia. Ovviamente variando l’orientamento ad est ad ovest, da 30° di inclinazione rispetto al terreno fino all’allineamento parallelo con il terreno, si perdono fino ad un massimo del 15%. Quindi no, l’impianto non va installato da nord-est a nord-ovest passando per il nord. Se vi propongono un impianto al centro Italia di 6 kW, inclinato a 30°, sappiate che produrrà non più di 6 x 1250 -1300 kWh/anno, quindi da 7500 a 7800 kWh all’anno circa.

In conclusione, quando rientro dall’investimento?
Il ritorno dell’investimento è dato dalla somma dei 3 fattori: autoconsumo (quindi risparmio in bolletta), scambio sul posto (rimborso energia immessa in rete) e detrazione fiscale, dicevamo.
Facciamo un esempio:
Parliamo di un impianto fatto a Bologna, da 3 kW con orientamento a sud, su falda a 20° pagato 5200 euro + iva. Il dato inequivocabile ed incontrovertibile è che per 10 anni ogni anno a luglio o agosto, in busta paga vi torneranno 260 euro.
Parliamo di produzione: da quello scritto prima, al peggio l’impianto produrrà 1200 kWh/anno per ogni kiloWatt installato, quindi in totale 3600 kWh totali ogni anno.
Supponendo che nelle vostre fatture abbiate una somma di F1 su base annua di 1100 kWh e di pensare di spostare i consumi sulla fascia giornaliera per un altro 10% (spostando magari lavatrici, asciugatrici, forno, ferro da stiro, ecc. di giorno), quindi un autoconsumo pari al 30% scarso (1200 kWh/anno) che senza impianto sarebbe stato pagato a 0,22 euro/kWh in bolletta per un risparmio totale di 265 euro/anno. Ovviamente la restante parte viene immessa in rete, quindi uno scambio sul posto per 2400 kWh pagate a circa 0,09 euro/kWh per un totale di 216 euro/anno.
Daremo quindi un beneficio economico 741 euro ogni anno circa.
Detto questo dividendo il costo totale dell’impianto (5200 euro + iva 10%, quindi 5720 euro) per il beneficio prodotto annualmente (741 euro/anno) l’impianto si ripaga in poco meno di 8 anni a fronte di una vita utile di 20-25 anni. Il costo dell'impianto prospettato di base è un pò alto, a dire il vero. Oggi 3 kW si fanno anche a 4000 euro + iva, ma meglio non scendere troppo di prezzo. Ah, intorno a metà vita dell'impianto, l'inverter, se di quelli tradizionali, potrebbe dover essere cambiato.


Consigli?
Non tirate troppo sui prezzi se vi fidate di chi avete di fronte, se vi convince senza promettervi illusioni.
Perché se i materiali sono quelli, posto il basso margine di guadagno su pannelli ed inverter, volete che vi facciano un assemblaggio da cani? O peggio, volete che usino materiali scadenti per il quadro elettrico? La fiducia che si ha in chi hai di fronte, per come la vediamo noi, dovrebbe dire tanto.
P.S.: il mio primo impianto tutto installato da me, ha 9 anni, un impianto da 2,86 kW con moduli Conergy, inverter Power One PVI 3.0. Funziona ancora e produce oltre le previsioni, e sono componenti di media qualità dell'epoca. Francesco Danese - Fotovoltaico Distribuzione by Tecno-Logistica.it




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